nebbie,
nuvole
ritratti e
variazioni
Inaugurazione della mostra sabato 12
maggio 2012 alle ore 17:00
Libreria LiberaMente via G. Longoni
27 Oggiono
Presentazione di
Lorenzo
Zumbo
Sergio Gurrieri
Lauria è nato in Egitto nel 1950, ad
Alessandria.
Ha frequentato, a Milano, il Liceo
Artistico e la facoltà di Architettura. Ha svolto per alcuni anni la libera
professione per dedicarsi poi alla scuola, per scelta convinta, insegnando fino
al 1995. Attualmente è preside dell’Istituto Vittorio Bachelet di
Oggiono.
Fin dagli anni ’70 ha praticato la
fotografia e la stampa in bianco e nero; sono seguiti anni di silenzio
fotografico per altri interessi. L’avvento della tecnologia digitale gli ha
consentito di tornare alla fotografia, potendo seguire in proprio e totalmente
il processo di produzione dell’immagine stampata, senza doversi affidare ad
altri per la stampa a colori.
Realizza stampe in bianco e nero ed a
colori su carte e tele di particolare pregio a base di cotone. La ricerca della
qualità dell’immagine è perseguita anche usando obiettivi molto datati e montati
su corpi digitali, in questo modo raggiunge risultati espressivi e qualitativi
che solo i “vecchi vetri” sono in grado di dare, rendendo una particolare
connotazione plastica alle immagini.
Nebbie, nuvole, ritratti e variazioni (di Lorenzo Zumbo)
Le immagini di una foto provengono da una profondità priva di parole e risalgono verso di noi come una luce, una preghiera, un gridare. Sono briciole di ciò che è caduto fuori del tempo, di ciò che dentro di noi si è fatto muto e che un po' viene a chiederci ragione di questo.
C'è nelle foto di Gurrieri un amore doloroso per quanto lo sguardo non riesce a cogliere del tutto. E che va atteso, rintracciato lì dove la realtà si fa fessura, spiraglio. Ecco allora, la frequentazione di certe ore topiche della giornata-albe, meriggi-, di certe stanze che custodiscono ciò che resta di un'eternità quotidiana, ma anche lo studio attento di un corpo, di un volto che annunciano la necessità di sconfinare in un sogno o di guardare il mondo dal dentro delle cose.
Così ogni sua immagine sfoglia distanze da cui riceviamo una confessione o lo statuto di una nuova lingua con cui attraversare ancora una volta ciò che siamo.
Per questo, forse, le nuvole si muovono soffiando, come provenendo da un prima. Hanno la forma di antichi alfabeti che bisogna risillabare per poter andare lontano. Nuvole arca, nuvole orizzontale su cui qualcosa di invisibile si appoggia da qualche parte e ricomincia. E poi nebbie mattutine che ci chiedono di attraversare l'insufficienza che andiamo diventando, di lottare ancora un poco con ciò che è sul punto di dissolversi, di farsi vuoto che attrae.
I ritratti poi ci restituiscono il fragile profilo di quanto di immemoriale si nasconde in un gesto, nelle pieghe di un'espressione. Foto dopo foto, ci vengono incontro con una verità silenziosa, esposta con pudore: non decifrabile con la ragione ma solo con il tumulto di un improvviso sentire.
Ogni corpo è una vasta regione di linee luminose, ma anche una notte, un canto, la curvatura di una terra appena immaginata. A intermittenza si fa fossile davanti ai nostri occhi e insieme respiro di tutto ciò che rimane.
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