Firlinfeu Oggiono (foto G.P. Rossi) |
Gruppo folkloristico "La Campagnola" Olgiate Molgora (foto G.P. Rossi) |
La "Sperada" (foto G.P. Rossi) |
Marilyn (foto G.P. Rossi) |
TRE SERATE AL FEMMINILE
- BAMBINA DI IERI, DONNA DI OGGI
- SEMPRE BELLA
- COME UNA MUSA: MARILYN MONROE
Durante il mese di maggio, a cura dell’Associazione
culturale “Università del Monte di Brianza”di Oggiono, si sono svolte, presso la Sala Convegni della Banca BCC
di via Lazzaretto, tre serate al femminile, tutte dedicate alla donna.
Uno degli scopi dell’Associazione è quello di fare cultura
ricercando nel passato per conoscere o riconoscere il nostro presente. Conoscere
le nostre tradizioni, la cultura, è divertente, ma soprattutto può essere
strumento per tutti, in particolare i giovani, per la costruzione del nostro
futuro. Il nostro territorio ha molti tesori nascosti, che hanno bisogno di
essere divulgati, possibilmente trasformati in turismo e quindi in lavoro. Per
farlo però occorrono le basi, avere curiosità, utilizzare gli strumenti che
dicevamo prima.
Nella prima serata “BAMBINA DI IERI, DONNA DI OGGI”, la
ricerca si è rivolta alla donna brianzola, le nostre bisnonne tanto per
intenderci, le nonne di cento duecento anni fa, fino ad arrivare agli anni ’50,
pescando nella tradizione e nei ricordi la quotidianità. Quindi, la donna di
tutti i giorni, quella che lavora, la bambina, la tüsa, l’innamoramento, i mürus,
la sposa. I vari momenti che sono poi la vita di ogni giorno.
è più facile
fare una ricerca sulla donna romana o etrusca, che sulla donna brianzola.
La nostra “döna”
non la troviamo dipinta nei quadri e non è stata protagonista della Storia;
nemmeno la Letteratura
si è molto scomodata per lei.
Eppure è una donna in
grado di sostenere l’economia famigliare, di essere capofamiglia: “la regiüra”.
Di affascinare gli uomini. Ma bisogna stare attenti perché: “Visen al föc la paja la brüsa”.
Certo, non sono tutte delle vamp, tanto che…“A Ugion, bèla la tera, bröt i donn”.
Ma giusto per essere democratici possiamo dire che: “Zöc e donn bröt ghé né depertöt”
…
“Tre donn i fan ul mercà de Ugion” …E così via
Per forza di cose si è dovuto ricorrere ai detti, ai
proverbi dialettali, tramandati oralmente, storpiati dai vari campanili. Non
sia mai detto che il nostro dialetto è uguale a quello di Annone, o di Molteno,
non parliamo di Erba e Lecco, fino ad arrivare a Milano. L’inflessione dialettale
non è cosa facile, ma i ragazzi che hanno interpretato i nostri detti sono
stati bravissimi.
Come dicevo, la nostra è più una tradizione tramandata oralmente,
e aggiungerei anche cantata.
Per questo ci siamo avvalsi di due gruppi musicali molto
preparati: I firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono e il gruppo corale “La Campagnola” di Olgiate
Molgora.
E’ proprio attraverso il contenuto dei canti popolari e la
musica fatta con strumenti semplici, oserei dire naturali, come le canne dei
firlinfeu, che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, il lavoro,
l’amore.
Le nostre donne sono lì, in quelle canzoni, in quelle
melodie.
La seconda serata "SEMPRE BELLA”, ha riguardato
l’abbigliamento femminile, l’evoluzione del costume della donna brianzola con
l’intervento di Beatrice Panzeri di Annone, culminato con la preparazione in
diretta della “Sperada”(la raggiera brianzola), l’acconciatura tipica delle
nostre donne.
La nostra Valentina Acciaretti con i suoi capelli rossi, ha
avuto la fortuna di farsi fare l’acconciatura direttamente dal sig. Luigi Sara,
presidente dell’Ass. “Renzo e Lucia” di Milano che è rimasto probabilmente
l’ultimo cultore di questo oggetto, rarissimo e prezioso.
La “RAGGIERA “ cosi chiamata in
italiano, adorna il capo della donna e le spadine che la compongono sono
disposte a semicerchio come i raggi del sole. Nel dialetto brianzolo la SPERADA o QUAZZ
(raggiera), era la tipica acconciatura femminile esclusivamente in uso in
Brianza fino al 19° secolo e ai primi decenni del 20°. La sua storia risale da
molto lontano: si presume che tale ornamento abbia avuto origine esclusivamente
in Brianza, verso il 1100/1200. La sua storia è ancora in parte sconosciuta,
solo il Manzoni ne parla nel suo romanzo “ I PROMESSI SPOSI “, la cui storia si
svolge dall’anno 1625/28. Ogni fanciulla, nel momento in cui smetteva di essere
una bambina, aveva il diritto di non portare più le trecce lunghe per
incorniciare il viso: la tradizione afferma che ella riceveva in dono dai
genitori il primo spillone su cui le lunghe trecce venivano puntate. Tale
spillone ( sponton
) era di metallo, lungo una
ventina di centimetri e aveva alle estremità due grosse “olivelle”. Su di esso
venivano annodate le trecce che erano raccolte dietro la nuca ad indicare che
la fanciulla era ormai in età da marito. Nel momento in cui essa si fidanzava, il
promesso sposo le donava, quale pegno d’amore, un numero di spadine ( spadit ) o cucchiaini ( cugialit ) pari alla sua età, poi, da marito, le
integrava fino ad un numero massimo di 45/47. Dal giorno del matrimonio poi, la
donna, per mettere in risalto la sua nuova condizione, portava all’interno del
semicerchio di spadine, uno spadino più elaborato e in ogni modo di foggia
diversa. Per completare la sperada oltre allo spuntone e alle spadine, venivano
aggiunte da due a sei spadine con bellissimi disegni, traforate e cesellate,
ottenute colando argento fuso nelle forme impresse negli ossi di seppia
resistenti al calore, per un peso complessivo di circa 600 grammi di argento.L’argento era il metallo maggiormente utilizzato per la costruzione delle raggiere, oppure ottone argentato, rame o altri metalli meno nobili. Solo alcune famiglie di nobili usavano farsi costruire dall’orefice la sperada d’oro. In ogni modo, si dice, anche le donne meno abbienti rinunciavano ad oggetti di prima necessità nel corredo, ma non alla sperada.
La sperada veniva acquistata da un orefice, di solito nelle città: Milano, Lecco, Monza, Como ed in alcuni casi anche in Svizzera (nel Canton Ticino).
L’ultimo periodo bellico ha fatto sì che molte sperade siano andate perse, per essere state consegnate allo Stato quale contributo in oro alla Patria. Per questo in alcune fotografie di feste paesane brianzole del dopoguerra, si notano donne con una raggiera di legno compensato dove le singole spadine sono ottenute con un traforo.
La serata della “sperada” ha avuto anch’essa un contorno
musicale con il gruppo “Colori e Toni”.
Nell’ultima serata siamo passati dalla donna comune alla
donna icona: “COME UNA MUSA: MARILYN MONROE”.
La donna che nonostante siano passati 50 anni dalla sua
morte, ancora rappresenta nell’immaginario collettivo maschile, ma io credo
anche femminile, l’ideale di donna.
L’immagine di Marilyn è la rappresentazione più popolare
della continuazione di una tradizione iconografica nell’arte occidentale che si
è nutrita per secoli di figure sacre.
Una “beatificazione laica” in cui Marilyn, forse la più
famosa e riprodotta, non è sola. Pensiamo all’icona di Che Guevara, Elvis
Presley, lo stesso John Fitzgerald Kennedy. L’elenco non è breve e soprattutto
è maschile. Marilyn evidenzia la Grande
America con le sue certezze e contraddizioni.
Nella sua relazione con i cattolici John e Robert Kennedy
buca la fragile e ipocrita scorza del puritanesimo americano indulgente, quasi
ammiccante con l’uomo e contraddittoriamente inquisitorio con la donna. Il suo
matrimonio con Joe Di Maggio, simbolo indiscusso dell’eroe a stelle e strisce,
è l’antesignano, oggi molto diffuso e variegato, di una relazione che ha come
unico punto di convergenza la fama.
Infine il naufragio del matrimonio con Arthur Miller, il
grande drammaturgo rappresentante di quella cultura americana consapevole del
proprio primato sulla Vecchia Europa.
L’attuale concetto di fama è molto cambiato rispetto
all’epoca di Marilyn, di certo sdoganato alle masse e non più necessariamente
traduzione di capacità e talento.
Marilyn Monroe è il simbolo indiscusso di un’epoca di cui,
pur non avendola vissuta materialmente, ne percepiamo inconsciamente l’onda
lunga e dolce, quel piacere che non fa solo bene e quella tristezza che non fa solo
male, una dimensione mistica di un’epoca in cui tutto era possibile, l’uomo
sulla Luna, l’uguaglianza sociale e razziale, cambiare il mondo con il Rock.
Il relatore della serata è stato il dott. Mario Luigi Riva
di Lecco. Riva è considerato uno dei più autorevoli collezionisti italiani e
conoscitore di Marilyn Monroe.
Alla donna più fotografata del mondo (lui dice: “dopo Monna
Lisa”) ha dedicato la sua tesi di laurea: “Il caso Marilyn Monroe”, presso la Facoltà di Sociologia
dell’Università degli Studi di Urbino.
--oo0oo-
Serate come queste sono occasione per
proporre alcune riflessioni sulla figura della donna analizzata sotto 3 profili
di diverse sfumature. Queste rappresentano un tentativo di recupero e di
salvaguardia dei vari aspetti della
cultura popolare ai più dimenticata e ai giovani sconosciuta. Tale sforzo ci aiuterà
a valorizzare altre tradizioni per un arricchimento reciproco nel rispetto
delle differenze culturali.
Abbiamo rispolverato figure, vecchi
ricordi e tutto ciò che è passato, un passato carico di nostalgia, a volte
intriso di amarezza, ma anche ricco di
gioia per le cose semplici della vita, per riportare alla luce questa essenza di donna fotografata nelle varie fasi della vita.
Ne scaturisce un interessante ed
affascinante intreccio in cui si ritrovano le caratteristiche femminili: il carattere di forza, di vitalità, di passione, ma
anche il limite della fragilità e del dolore.
Questa sera (la prima n.d.r.) agirà la donna della
tradizione, quella di fine 800 fino al 1950, tempo che abbiamo considerato.
Valorizzeremo il tipico strumento FIRLINFEU
come accompagnamento ideale ai testi
letti e ai canti del gruppo LA CAMPAGNOLA DI OLGIATE MOLGORA che narrano della donna, del suo ruolo come protagonista
ed interprete .
La seconda serata affronterà il tema
dell’ abbigliamento, che è un libro aperto su chi lo indossa. Infatti l’abito ci narrerà la
tradizione, letta attraverso la foggia,
il tessuto, il colore.
La giovane BEATRICE PANZERI ci catturerà
con il suo racconto.
La vanità femminile sboccerà in testa alla donna che verrà
pettinata con la famosa SPERADA o RAGGIERA da LUIGI SARA, Presidente dell’Ass.
RENZO E LUCIA di MILANO, collezionista, ma soprattutto grande estimatore di
questo gioiello femminile troneggiante
in capo anche alla nostra popolare Lucia. Questa sera invece in capo alla
nostra VIOLA ACCIARETTI. Il gruppo musicale COLORI E TONI farà da contorno
Come conclusione di questo percorso, il
dott. MARIO RIVA ci accompagnerà nel mondo del fascino, della classe, della
sensualità, di colei che è considerata LA DONNA per eccellenza:
Marilyn Monroe, così irresistibile, così effimera, ma pure eterna . ASSISTEREMO
ALLA MAGIA DI CHARLIE'S LINE DI
SIRONE
Tre
momenti di regalo alle donne
Perché siano vere, perché siano belle,
perché siano felici,
PERCHE’ SIANO SEMPLICEMENTE DONNE.
Ringrazio il prof. Massimo Pirovano per la consulenza , la dott. Rosalba Negri
per le fonti e mia mamma per i suoi ricordi ancora ben attenti, lucidi e
presentii nella sua memoria.
PAOLA PANZERI
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