21-23-25 Maggio 2013 Tre serate al femminile

Firlinfeu Oggiono (foto G.P. Rossi)
Gruppo folkloristico "La Campagnola" Olgiate Molgora (foto G.P. Rossi)
La "Sperada" (foto G.P. Rossi)
Marilyn (foto G.P. Rossi)
TRE SERATE AL FEMMINILE

  • BAMBINA DI IERI, DONNA DI OGGI
  • SEMPRE BELLA
  • COME UNA MUSA: MARILYN MONROE

Durante il mese di maggio, a cura dell’Associazione culturale “Università del Monte di Brianza”di Oggiono, si sono svolte, presso la Sala Convegni della Banca BCC di via Lazzaretto, tre serate al femminile, tutte dedicate alla donna.
Uno degli scopi dell’Associazione è quello di fare cultura ricercando nel passato per conoscere o riconoscere il nostro presente. Conoscere le nostre tradizioni, la cultura, è divertente, ma soprattutto può essere strumento per tutti, in particolare i giovani, per la costruzione del nostro futuro. Il nostro territorio ha molti tesori nascosti, che hanno bisogno di essere divulgati, possibilmente trasformati in turismo e quindi in lavoro. Per farlo però occorrono le basi, avere curiosità, utilizzare gli strumenti che dicevamo prima.
Nella prima serata “BAMBINA DI IERI, DONNA DI OGGI”, la ricerca si è rivolta alla donna brianzola, le nostre bisnonne tanto per intenderci, le nonne di cento duecento anni fa, fino ad arrivare agli anni ’50, pescando nella tradizione e nei ricordi la quotidianità. Quindi, la donna di tutti i giorni, quella che lavora, la bambina, la tüsa, l’innamoramento, i mürus, la sposa. I vari momenti che sono poi la vita di ogni giorno.
è più facile fare una ricerca sulla donna romana o etrusca, che sulla donna brianzola.
La nostra “döna” non la troviamo dipinta nei quadri e non è stata protagonista della Storia; nemmeno la Letteratura si è molto scomodata per lei.
Eppure è una donna  in grado di sostenere l’economia famigliare, di essere capofamiglia: “la regiüra”.
Di affascinare gli uomini. Ma bisogna stare attenti perché: “Visen al föc la paja la brüsa”.
Certo, non sono tutte delle vamp, tanto che…“A Ugion, bèla la tera, bröt i donn”.
Ma giusto per essere democratici possiamo dire che: “Zöc e donn bröt ghé né depertöt”
“Tre donn  i fan ul mercà de Ugion” …E così via
Per forza di cose si è dovuto ricorrere ai detti, ai proverbi dialettali, tramandati oralmente, storpiati dai vari campanili. Non sia mai detto che il nostro dialetto è uguale a quello di Annone, o di Molteno, non parliamo di Erba e Lecco, fino ad arrivare a Milano. L’inflessione dialettale non è cosa facile, ma i ragazzi che hanno interpretato i nostri detti sono stati bravissimi.
Come dicevo, la nostra è più una tradizione tramandata oralmente, e aggiungerei anche cantata.
Per questo ci siamo avvalsi di due gruppi musicali molto preparati: I firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono e il gruppo corale “La Campagnola” di Olgiate Molgora.
E’ proprio attraverso il contenuto dei canti popolari e la musica fatta con strumenti semplici, oserei dire naturali, come le canne dei firlinfeu, che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, il lavoro, l’amore.
Le nostre donne sono lì, in quelle canzoni, in quelle melodie.
La seconda serata "SEMPRE BELLA”, ha riguardato l’abbigliamento femminile, l’evoluzione del costume della donna brianzola con l’intervento di Beatrice Panzeri di Annone, culminato con la preparazione in diretta della “Sperada”(la raggiera brianzola), l’acconciatura tipica delle nostre donne.
La nostra Valentina Acciaretti con i suoi capelli rossi, ha avuto la fortuna di farsi fare l’acconciatura direttamente dal sig. Luigi Sara, presidente dell’Ass. “Renzo e Lucia” di Milano che è rimasto probabilmente l’ultimo cultore di questo oggetto, rarissimo e prezioso.
La “RAGGIERA “ cosi chiamata in italiano, adorna il capo della donna e le spadine che la compongono sono disposte a semicerchio come i raggi del sole. Nel dialetto brianzolo la SPERADA o QUAZZ (raggiera), era la tipica acconciatura femminile esclusivamente in uso in Brianza fino al 19° secolo e ai primi decenni del 20°. La sua storia risale da molto lontano: si presume che tale ornamento abbia avuto origine esclusivamente in Brianza, verso il 1100/1200. La sua storia è ancora in parte sconosciuta, solo il Manzoni ne parla nel suo romanzo “ I PROMESSI SPOSI “, la cui storia si svolge dall’anno 1625/28. Ogni fanciulla, nel momento in cui smetteva di essere una bambina, aveva il diritto di non portare più le trecce lunghe per incorniciare il viso: la tradizione afferma che ella riceveva in dono dai genitori il primo spillone su cui le lunghe trecce venivano puntate. Tale spillone ( sponton ) era di metallo, lungo una ventina di centimetri e aveva alle estremità due grosse “olivelle”. Su di esso venivano annodate le trecce che erano raccolte dietro la nuca ad indicare che la fanciulla era ormai in età da marito. Nel momento in cui essa si fidanzava, il promesso sposo le donava, quale pegno d’amore, un numero di spadine ( spadit ) o cucchiaini ( cugialit ) pari alla sua età, poi, da marito, le integrava fino ad un numero massimo di 45/47. Dal giorno del matrimonio poi, la donna, per mettere in risalto la sua nuova condizione, portava all’interno del semicerchio di spadine, uno spadino più elaborato e in ogni modo di foggia diversa. Per completare la sperada oltre allo spuntone e alle spadine, venivano aggiunte da due a sei spadine con bellissimi disegni, traforate e cesellate, ottenute colando argento fuso nelle forme impresse negli ossi di seppia resistenti al calore, per un peso complessivo di circa 600 grammi di argento.
L’argento era il metallo maggiormente utilizzato per la costruzione delle raggiere, oppure ottone argentato, rame o altri metalli meno nobili. Solo alcune famiglie di nobili usavano farsi costruire dall’orefice la sperada d’oro. In ogni modo, si dice, anche le donne meno abbienti rinunciavano ad oggetti di prima necessità nel corredo, ma non alla sperada.
La sperada veniva acquistata da un orefice, di solito nelle città: Milano, Lecco, Monza, Como ed in alcuni casi anche in Svizzera (nel Canton Ticino).
L’ultimo periodo bellico ha fatto sì che molte sperade siano andate perse, per essere state consegnate allo Stato quale contributo in oro alla Patria. Per questo in alcune fotografie di feste paesane brianzole del dopoguerra, si notano donne con una raggiera di legno compensato dove le singole spadine sono ottenute con un traforo.

La serata della “sperada” ha avuto anch’essa un contorno musicale con il gruppo “Colori e Toni”.
Nell’ultima serata siamo passati dalla donna comune alla donna icona: “COME UNA MUSA: MARILYN MONROE”.
La donna che nonostante siano passati 50 anni dalla sua morte, ancora rappresenta nell’immaginario collettivo maschile, ma io credo anche femminile, l’ideale di donna.
L’immagine di Marilyn è la rappresentazione più popolare della continuazione di una tradizione iconografica nell’arte occidentale che si è nutrita per secoli di figure sacre.
Una “beatificazione laica” in cui Marilyn, forse la più famosa e riprodotta, non è sola. Pensiamo all’icona di Che Guevara, Elvis Presley, lo stesso John Fitzgerald Kennedy. L’elenco non è breve e soprattutto è maschile. Marilyn evidenzia la Grande America con le sue certezze e contraddizioni.
Nella sua relazione con i cattolici John e Robert Kennedy buca la fragile e ipocrita scorza del puritanesimo americano indulgente, quasi ammiccante con l’uomo e contraddittoriamente inquisitorio con la donna. Il suo matrimonio con Joe Di Maggio, simbolo indiscusso dell’eroe a stelle e strisce, è l’antesignano, oggi molto diffuso e variegato, di una relazione che ha come unico punto di convergenza la fama.
Infine il naufragio del matrimonio con Arthur Miller, il grande drammaturgo rappresentante di quella cultura americana consapevole del proprio primato sulla Vecchia Europa.
L’attuale concetto di fama è molto cambiato rispetto all’epoca di Marilyn, di certo sdoganato alle masse e non più necessariamente traduzione di capacità e talento.
Marilyn Monroe è il simbolo indiscusso di un’epoca di cui, pur non avendola vissuta materialmente, ne percepiamo inconsciamente l’onda lunga e dolce, quel piacere che non fa solo bene e quella tristezza che non fa solo male, una dimensione mistica di un’epoca in cui tutto era possibile, l’uomo sulla Luna, l’uguaglianza sociale e razziale, cambiare il mondo con il Rock.
Il relatore della serata è stato il dott. Mario Luigi Riva di Lecco. Riva è considerato uno dei più autorevoli collezionisti italiani e conoscitore di Marilyn Monroe.
Alla donna più fotografata del mondo (lui dice: “dopo Monna Lisa”) ha dedicato la sua tesi di laurea: “Il caso Marilyn Monroe”, presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Urbino.

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Serate come queste sono occasione per proporre alcune riflessioni sulla figura della donna analizzata sotto 3 profili di diverse sfumature. Queste rappresentano un tentativo di recupero e di salvaguardia dei vari aspetti  della cultura popolare ai più dimenticata e ai giovani sconosciuta. Tale sforzo ci aiuterà a valorizzare altre tradizioni per un arricchimento reciproco nel rispetto delle differenze culturali.
Abbiamo rispolverato figure, vecchi ricordi e tutto ciò che è passato, un passato carico di nostalgia, a volte intriso  di amarezza, ma anche ricco di gioia per le cose semplici della vita, per riportare alla luce   questa essenza di donna   fotografata nelle varie fasi della vita.  
Ne scaturisce un interessante ed affascinante intreccio in cui si ritrovano le caratteristiche  femminili: il carattere  di forza, di vitalità, di passione, ma anche  il limite  della fragilità e del dolore.
Questa sera (la prima n.d.r.) agirà la donna della tradizione, quella di fine 800 fino al 1950, tempo che abbiamo  considerato.
Valorizzeremo  il tipico strumento  FIRLINFEU  come accompagnamento ideale ai testi  letti e ai canti del gruppo LA CAMPAGNOLA DI OLGIATE MOLGORA che narrano  della donna, del suo ruolo come protagonista ed interprete .
La seconda serata affronterà il tema dell’ abbigliamento, che è un libro aperto su chi lo indossa.  Infatti l’abito ci narrerà la tradizione,  letta attraverso la foggia, il tessuto, il colore.
La giovane BEATRICE PANZERI ci catturerà con il suo racconto.
La vanità femminile  sboccerà in testa alla donna che verrà pettinata con la famosa SPERADA o RAGGIERA da LUIGI SARA, Presidente dell’Ass. RENZO E LUCIA di MILANO, collezionista, ma soprattutto grande estimatore di questo gioiello femminile  troneggiante in capo anche alla nostra popolare Lucia. Questa sera invece in capo alla nostra VIOLA ACCIARETTI. Il gruppo musicale COLORI E TONI farà da contorno
Come conclusione di questo percorso, il dott. MARIO RIVA ci accompagnerà nel mondo del fascino, della classe, della sensualità,  di colei che è considerata LA DONNA per eccellenza: Marilyn Monroe, così irresistibile, così effimera,  ma pure eterna .  ASSISTEREMO  ALLA MAGIA DI CHARLIE'S LINE  DI SIRONE
 Tre  momenti  di regalo alle donne
Perché siano vere, perché siano belle, perché siano felici,
PERCHE’ SIANO SEMPLICEMENTE DONNE.
Ringrazio il prof. Massimo Pirovano  per la consulenza , la dott. Rosalba Negri per le fonti e mia mamma per i suoi ricordi ancora ben attenti, lucidi e presentii nella sua memoria.  
PAOLA PANZERI

                                  












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