Una riproduzione del monte Cervino del ... Neolitico



Monte Cervino


Riproduzione del Cervino (Neolitico) - Proprietà RIVA
In occasione della presentazione del programma CAI giovanile di Oggiono, abbiamo avuto la visita gradita e inaspettata del ricercatore Mario Riva di Lecco che ha mostrato ai ragazzi e al pubblico convenuto in libreria una sua scoperta a dir poco eccezionale. Si tratta di una riproduzione in pietra del monte Cervino, risalente al neolitico. Mario Riva, è un appassionato ricercatore di meteoriti e studioso di utensili risalenti al neolitico e al paleolitico, nonché scrittore del libro: LE LINEE DEL TEMPO.
Mario Riva
L’oggetto è in pietra nera lavorata, molto liscia. Proprio per questo tipo di lavorazione si può datare l’età fra i 10.000 e i 4.000 anni fa, ovvero nel Neolitico. Impressionante la precisione con cui l’artista preistorico ha voluto rappresentare la mitica montagna della Valle d’Aosta. Il Cervino con i suoi 4478 Mt. è una delle montagne più alte dell’arco alpino. Particolare e caratteristica la sua forma piramidale molto pronunciata.
Quest’anno ricorre il centenario della prima ascensione.
La prima ascensione alla vetta del Cervino fu una vera e propria gara tra due alpinisti: l’inglese Edward Whymper e l’italiano Jean Antoine Carrel.
Quando Whymper, nel 1861, vide il Cervino per la prima volta ne fu stregato.
Contattò Jean Antoine Carrel, anch’egli interessato all’impresa, per organizzare la spedizione. I due, però, non riuscirono a trovare un accordo.
Whymper tentò da solo la salita dal versante svizzero, con l’aiuto di una guida bernese. Il tentativo fallì.
Carrel ci provò a sua volta, dal versante italiano. Superò la quota dell’inglese, ma senza raggiungere la vetta.
Seguirono molti altri tentativi da parte dei due alpinisti lungo le opposte creste, italiana e svizzera.
Vinse Whymper che il 14 luglio del 1865 raggiunse la vetta da Zermatt, aprendo una via sulla cresta dell’Hörnli.
L’impresa, però, ebbe un esito tragico, poiché durante la discesa persero la vita quattro compagni di cordata.
Carrel aveva ricevuto l’incarico di salire in vetta da Quintino Sella e dall’appena nato Club Alpino Italiano.
Il giorno in cui Whymper portò a termine l’impresa, Carrel si trovava a poche centinaia di metri dalla meta, sul versante italiano. Ma non gli riuscì di raggiungerla. Ce la fece tre giorni dopo, aprendo una via ben più difficile, da Breuil lungo la Cresta del Leone.


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