Mercoledì 21 ottobre 2015 - Te la do me la Merica / Università della terza età LECCO

Mercoledì 21 ottobre alle ore 14:30 si è svolta una "lezione" speciale all'Università della terza età di Lecco. Per aula è stata utilizzata la prestigiosa Sala Ticozzi gremita di studenti.
Docenti relatori: il Presidente dell'Associazione culturale Università del Monte di Brianza, Corti Giovanni e Paola Panzeri, accompagnati dal coro La Campagnola, diretto dal maestro V. Sala.
E' stata quella di mercoledì pomeriggio un'occasione per presentare il film-cortometraggio TE LA DO ME LA MERICA del regista moltenese Mattia Conti, calando gli spettatori-studenti in un periodo storico a cavallo fra l'unità d'Italia e la Prima guerra mondiale che coincise con la chiusura di quasi tutti gli opifici che trattavano la lavorazione della seta nel lecchese. Il film riporta infatti una tragedia avvenuta proprio in una filanda di Oggiono nel 1898.
NASCITA DELL'INDUSTRIA SERICA NEL LECCHESE
Le ragioni della precocità della nascita e dello sviluppo dell'industria serica nel lecchese sono da ravvisarsi, in primo luogo, nelle caratteristiche naturali e geografiche (ricchezza di acque e boschi) sulle quali il Lecchese poteva contare rispetto al resto della Lombardia e, in secondo luogo, nella veloce trasformazione dei patti agrari che, liberando l'agricoltura dai ceppi feudali, ruppe i vincoli che proteggevano il contadino da un eccessivo sfruttamento. Infatti, poiché l'acqua, oltre a costituire un'importante fonte energetica, era indispensabile all'operazione della trattura, i primi opifici serici del Lecchese sorsero lungo i fiumi, sulle rive del lago e a ridosso dei torrenti, modificandone i corsi a seconda delle necessità. I fiumi e i torrenti vennero infatti incanalati in apposite "fiumicelle", deviate e regolate da chiuse e paratie in parte sopravvissute e riutilizzate ancora oggi.
Per quanto riguarda poi la trasfornazione dei patti agrari, iniziata nella prima metà del '700, è importante notare come, da un lato, si venne a creare la figura di un contadino impoverito e semiproletarizzato, e, dall'altro, si sviluppò il processo di accumulazione del capitale, investito dai proprietari terrieri proprio nell'industria serica. Con il passaggio dalla mezzadria al fitto a grano i contadini del Lecchese, a poco a poco privati dei fondi comuni, delle acque dei torrenti e anche della possibilità di sfruttare i boschi, cominciarono ad integrare gli scarsi proventi dell'agricoltura con il lavoro domestico. Ma in seguito all'estensione del regime di fabbrica anche a quei settori che ne erano rimasti esclusi, quali la trattura e l'incannatura, il lavoro domestico venne definitivamente abbandonato intorno alla metà del XIX secolo.
Lo sviluppo del setificiofu sì legato alla generale rivoluzione di quell'industria in tutta la Lombardia tra il 1815 e il 1848, ma nel territorio di Lecco la produzione serica nacque e si sviluppò secondo un modello evolutivo del tutto particolare rispetto a quello delle altre regioni lombarde. Infatti in questa zona il passaggio dal lavoro domestico a quello industriale non solo avvenne con una certa precocità rispetto al resto della regione, ma la produzione serica fu quasi sempre più alta che negli altri distretti della Lombardia.
La famiglia contadina, una volta entrata nel processo produttivo, venne totalmente disgregata: mentre gli uomini continuarono ad occuparsi del lavoro dei campi, per circa un secolo furono le donne, e soprattutto le bambine, a costituire il nucleo della classe operaia impiegata nell'industria serica.

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