di Gianfranco Colombo
Si
avvicina il giorno di chiusura della mostra “Giancarlo Vitali. Time Out” a
Milano. Il grande evento espositivo che vede protagonista il geniale pittore di
Bellano. Il 24 settembre scenderà il sipario su un evento che ha segnato
l’estate milanese. Le sorprese non sono mancate in questi mesi e l’ultima è
stata la presentazione del catalogo dedicato a “Mortality with Vitali.
Father and
son”, il progetto espositivo delle opere di Giancarlo Vitali curato da Peter
Greenaway alla Casa del Manzoni. Pubblicato dalla casa editrice Cinquesensi,
con il sostegno di Marzotto SIM, questo singolare catalogo, che vede la
direzione dello stesso Greenaway, è una dettagliata scenografia su carta di
quanto raccontato nel “teatro di Casa del Manzoni/Vitali”. Un suggello che
Greenaway è uso fare ogni volta che un suo lavoro si conclude perché un libro
d’artista, qual è “Mortality with Vitali”, possa restare come tangibile testimonianza
anche dopo che questo bellissimo spettacolo avrà chiuso i battenti. E questo
catalogo, con le straordinarie fotografie dello Studio Carlo Borlenghi, sa
comunicare in modo palpabile le atmosfere che si respirano in quella Casa del
Manzoni, che la coppia Vitali-Greenaway ha rivoluzionato riaprendo un dialogo
fatto di rimandi ed ammicchi anche con l’illustre padrone di casa. Peraltro,
come ha ricordato Angelo Stella, presidente del centro nazionale Studi
Manzoniani, Giancarlo Vitali non è il primo bellanese a varcare la soglia di
Via Morone: « Si fosse presentato nella Contrada del Morone, al numero 1171,
centonovanta anni fa, Giancarlo Vitali vi avrebbe incontrato Tommaso Grossi, da
Bellano, ospite del conte Alessandro Manzoni, oriundo lecchese, che aveva appena concluso un romanzo, con un incipit
novenario, «Quel ramo del lago di Como», ma solo con immagini di
parole».
Ma
torniamo alla mostra alla Casa del Manzoni. Come mai un regista come Peter
Greenaway ha voluto occuparsi di questo allestimento? Ce lo ha spiegato
Velasco, che ha curato l’esposizione negli altri siti della mostra: « Sono
stato alla proiezione di un suo film e all’incontro che è seguito, il regista
ha precisato come, a suo parere, i registi dovrebbero dialogare di più con i
pittori. Sono rimasto colpito e gli ho scritto, visto che io pittore stavo
curando una mostra di un altro pittore, che per giunta è mio padre. Gli ho
detto che mi sarebbe piaciuto il suo punto di vista da regista. Mi ha risposto
e ci siamo incontrati. Il resto è stato la conseguenza della visita ai luoghi e
soprattutto della conoscenza delle opere di mio padre. Gli è piaciuta molto la
storia di questo pittore isolato». Peter Greenaway ha così trascinato
Giancarlo Vitali dentro una sarabanda fatta di suoni, oggetti e allestimenti
sorprendenti, che coinvolgono i visitatori e li scaraventano dentro le opere ed
i loro mondi. Un gran bel viaggio quello della Casa del Manzoni, una sede
scelta per dei motivi precisi, che è lo stesso Greenaway a spiegare: «Cercammo
a Milano un posto dove allestire la mostra. Mi sentii demotivato e piuttosto
disinteressato finché non entrammo nella Casa del Manzoni. Una casa dagli
architravi delle porte rovinate e dalla luce fioca, con carta da parati scura,
parquet logori, specchi graffiati e un quieto garbo. La casa era stata
nobilitata a solenne museo. Ma qualcosa potevamo
fare: potevamo de-nobilitarla. Potevamo ridarle intimità. Potevamo
creare una casa in temporanea sintonia con la pittura di Giancarlo Vitali. Potevamo valutare come trasformarla in un ambiente che
avesse qualcosa da dire ai contenuti della sua pittura.
Dove
i quadri non ti gridassero contro. Dove i quadri rispettassero la reticenza
dell’autore, il suo desiderio di essere umile e appartato. E scoprii che
Manzoni e Giancarlo Vitali arrivavano entrambi dal Lago di Como». Un grande
incontro questo tra Giancarlo Vitali e Peter Greenaway, che ha scomodato suo
malgrado anche il Manzoni, ed è riuscito a ridare lustro a quelle radici
lombarde, che qui si aprono al mondo anziché chiudersi dentro il proprio di
mondo. In tutto questo resta aperto un interrogativo: Giancarlo Vitali ha
visitato questo straordinario percorso che ci ha regalato? Sembra proprio di
no. Pare che attenda climi più miti per avventurarsi nella metropoli. C’è
comunque una certezza: se lo farà non lo comunicherà certo alla stampa. Se mai
approderà al Palazzo Reale sarà nel più assoluto anonimato: un uomo qualunque,
che staccherà un biglietto per vedere le mostre di un pittore suo concittadino
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